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RECENSIONI   /   cinema   /   Warm Bodies – recensione rapida e informale

(martedì, 12 febbraio 2013)

E’ abbastanza inutile chiedersi cosa penserebbe Romero di una storia d’amore tra zombie e umani. Del resto è risaputo che il progenitore dei moderni morti viventi non guarda film di genere realizzati da altri cineasti. L’unico aspetto a cui Romero tiente molto si riassume in una battuta: “gli zombie non corrono” (zombies don’t run).

Come si intuisce ampiamente dal trailer (fatto curioso: più diventiamo ossessionati dagli spoiler, più i trailer cinematografici ti raccontano tutta la trama della pellicola presentata), Warm Bodies è una commedia sentimentale a tinte horror, che deve la sua ispirazione a Romeo e Giulietta, a La Bella e la Bestia e – ovviamente – al classico Zombie.

Per quanto ne so, questa non è la prima volta in cui viene proposto il punto di vista di un morto vivente. Una rapida ricerca rivela che il primo film basato su questo principio è Colin, una produzione a bassissimo costo del 2008.

In realtà mi ricordo di un episodio di una serie televisiva cancellata dopo una manciata di episodi, “Fear Itself”, in cui il punto di vista coincideva con quello di uno zombie (inconsapevole). L’episodio si chiamava “New Year’s Day”.

L’idea che uno zombie mantenga una forma di coscienza rudimentale è abbastanza estrema, ma non è dunque del tutto nuova. E’ difficile credere che da questo nasca un nuovo filone in grado di fare concorrenza ai vampiri sexy che ormai ci torturano da anni con le loro moine, (in fondo un cadavere in decomposizione non è molto sexy), ma di certo è sempre rinfrescante vedere un approccio diverso a classici della cultura pop.

Al di là della storia d’amore, Warm Bodies mantiene soprattutto l’idea di Romero per cui un mondo popolato da zombie è in realtà uno specchio critico alla nostra società. Inoltre, aspetto ripreso anche da The Walking Dead, gli umani non sono necessariamente “buoni” e degni di fiducia.

Uno degli spunti del film che mi ha affascinato di più è che in questo caso, l’attività che rende gli zombie meno umani, paradossalmente è proprio quella che li rende più memori della loro passata umanità, e a mio avviso è uno dei concept più originali di Wam Bodies.

E ora cinque piccole citazioni che mi hanno divertito di più.

 

1) I bambini zombi. A un certo punto si vedono su un nastro trasportatore. L’effetto è straniante, a prima vista sembrano mossi da una forza soprannaturale. Si tengono per mano, esattamente come le gemelle di Shining.

2) Lo zombi alla guida. Lo zombi alla guida frena e accelera contemporaneamente. Più o meno come faceva Rocky Balboa quando compra la prima macchina

3) Il picchio letale di Darkman. Proprio questo piccolo oggetto innescava l’esplosione che sfigurava il dottore interpretato da Liam Neeson nel film di Sam Raimi. Qui viene preso e smontato.

4) La casa con i riflettori sulla facciata. E’ la dimora del capitano interpretato da John Malkovich. Il concept ricorda molto da vicino la casa di Occhi bianchi sul pianeta terra interpretato da Charlton Heston. Le luci servivano a tenere lontane le strane creature a metà tra zombi e vampiri. A me sembra quasi la stessa (E’ forse la stessa?). C’è persino un balcone adatto per una scena tra Romeo e Giulietta…

5) Ok, questa non è davvero una citazione, ma ci troviamo di fronte all’uso cinematografico più creativo di Hungry Heart di Bruce Springsteen. Il montaggio è davvero spiritoso e coinvolgente. L’idea di fondo è che tutti hanno un cuore affamato, vivi e zombie.

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un commento

  • Perché portare un bimbo (o una bimba) a un laboratorio di scrittura | Mauro Corso, attore e scrittore
    il 19 febbraio 2013 alle 11:39 ha scritto:

    [...] scrivo di solito. Normalmente scrivo articolo che parlano di scrittura creativa, di femminismo, di cinema o di musica. Ciascuno di questi è un argomento in cui credo profondamente, che mi appassiona e mi [...]

 

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