Questo sito è dedicato allo sviluppo e alla pratica della scrittura creativa in tutte le sue forme e comprende l’analisi critica di vari mezzi espressivi, dalla narrativa alla musica, dal cinema al teatro, passando per altre forme che fin troppo spesso sono considerate minori: la televisione e il fumetto.

scrittura   /   Scrivere un diario personale nel XXI secolo

(venerdì, 9 marzo 2012)

Lo faceva Kirk, lo faceva Picard, lo faceva Sisko e lo faceva Archer. Chi se lo ricorda? Data astrale… e un numero complicatissimo che sembrava non avere senso. Era un futuro lontano, eppure tutti i componenti della Enterprise avevano un diario di bordo e un diario personale. Adesso l’idea di avere un diario personale è terribilmente fuori moda, oppure porta alla mente adolescenti depressi che si limitano a scarabocchiare su una pagina vuota “la vita fa schifo”. Mi permetto di dissentire su tutti i fronti.

Qualche giorno fa sono arrivato a un traguardo abbastanza rilevante dal punto di vista numerico: ho superato i 500 giorni di diario quotidiano consecutivo. A prima vista questa può sembrare un’impresa incredibile, ai limiti dell’assurdo, se non addirittura folle. Anche in questo caso, mi permetto (rispettosamente di dissentire). Per chi sia interessato alla scrittura creativa, una pratica quotidiana, anche di poche righe al giorno, vale quanto la frequentazione di un paio di laboratori di scrittura creativa. Ci vuole un certo impegno e una certa determinazione, questo è chiaro, ma in realtà è molto più importante trovare una propria strategia personale.

Il mio diario quotidiano non è in formato cartaceo, ma elettronico. Uso un’applicazione per iphone/ipod touch che si chiama Secret Diary  ed è grautita (ha dei temi “premium”, ma sono più destinati a chi vuole dare un supporto concreto all’applicazione). Suppongo si possano trovare applicazioni simili su Android o su altre piattaforme e di certo non è la sola applicazione gratuita per iOS con simili funzioni, ma per me funziona bene. Un giorno tornerò sul tema “scrivere su carta VS scrivere in formato elettronico”, per ora vorrei solo segnalare i vantaggi di scrivere in formato elettronico.

  • Un’applicazione del genere è dentro un oggetto che portiamo sempre con noi.
  • Possiamo trovare il modo di scrivere nei “tempi morti” della giornata in maniera molto semplice.
  • Abbiamo un numero di pagine illimitato.
  • Possiamo mettere una password (non credo sia un problema in realtà: credo che chiunque impazzirebbe dalla noia dopo poche pagine!).
  • Si possono fare ricerche su parole chiave.

Questo per quanto riguarda il profilo “tecnico”. La vera domanda è “a cosa serve scrivere al giorno d’oggi un diario, specialmente se lo teniamo solo per noi?”. Forse è proprio questo il punto, trovare qualcosa che facciamo solo per noi stessi, che è una cosa che accade sempre più di rado. Potremmo scrivere un blog quotidiano, ma il fatto di avere un pubblico (reale o potenziale) influenza lo stile di scrittura e l’autenticità. Non nel senso che quello che scriviamo sia intrinsecamente falso, ma perché tenderemo a nascondere certi fatti, certe emozioni e il nesso fra loro, privilegiando altri aspetti più consoni alla nostra immagine sociale. Vediamo quali sono i vantaggi dello scrivere un diario.

  •  Scrivere un diario comporta avere un dialogo interiore. Può sembrare una cosa ridicola o da “ragazzini”, ma questo tipo di dialogo può portare a forme di autoconsapevolezza molto rare nei tempi in cui viviamo.
  • Se si usano certi accorgimenti (sui quali tornerò in futuro) la scrittura quotidiana può essere una forma di auto-terapia
  • La pratica quotidiana e costante affina la scrittura. La pratica migliora qualunque tecnica e anche la scrittura è una tecnica.
  • Questo dialogo non è soltanto collocato nel presente, ma può essere instaurato anche con il passato. Una volta completato il primo anno, si può iniziare a leggere quello che scrivevamo 365 giorni prima. Scopriremo delle cose interessanti che ci riguardano: che le cose non sono cambiate, che già allora erano presenti in noi i semi di un cambiamento epocale o semplicemente che scrivevamo in una maniera che ora non ci piace.

Resta solo una domanda: quanto scrivere? Non credo debba esserci una regola, visto che si tratta di un progetto unicamente “nostro”. Per quanto mi riguarda a volte ho scritto una riga, altre volte il corrispondente di pagine e pagine (scritte su un pc e poi trasferite sull’applicazione per comodità). Secondo quanto ho potuto notare, all’inizio si può tendere a scrivere poco, in maniera confusa e male articolata. Col tempo ci si può trovare a scrivere sempre di più e con maggiore precisione. All’inizio ritagliarsi uno spazio per questo genere di scrittura personale sembrerà una cosa impossibile (la costanza non è la mia virtù, tra l’altro) ma all’improvviso, la scrittura troverà il proprio tempo ogni giorno, e l’inserimento di poche righe diventerà un’azione naturale come prepararsi il caffè o lavarsi i denti.

Chi prende in seria considerazione la scrittura creativa (anche solo come hobby) dovrebbe considerare seriamente questa forma di esercizio quotidiano.

Chi di voi ha un diario personale e si sente di aggiungere qualcosa?

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4 commenti

  • silvia
    il 18 marzo 2012 alle 11:13 ha scritto:

    intanto grazie dell’articolo:) per quanto mi riguarda scrivo riflessioni più che resoconti di giornata, e non tutti i giorni. ho notato che non è tanto importante ciò che vivi, ma come lo vivi. si può dare importanza anche a un fiore che sboccia. quindi scrivere è probabilmente un modo di vivere perchè affina il nostro sguardo sul mondo. scrvere serve a conoscerlo. il mio consiglio a chi scrive è : concentrati anche sul modno intorno perchè il modo in cui interagisci col resto dice qualcosa di chi sei e perchè aiuta a non chiudersi in malsani antri si dolore psicologico.

  • mauro
    il 18 marzo 2012 alle 11:56 ha scritto:

    Sono d’accordo con te Silvia. Le emozioni interne devono essere sempre collegate alla realtà che ci circonda, possibilmente non in termini di giudizio, ma in termini di comprensione. Comprensione è l’inclusione della realtà esterna a noi nel nostro universo, ed è sempre benefica. La scrittura che degenera nell’autocompatimento e nell’autocompiacimento non porta, in generale, a nulla di buono.

  • Fabiola
    il 7 gennaio 2014 alle 22:30 ha scritto:

    buonasera Mauro, ho scoperto questo sito per caso e chissà se è una realtà in continua evoluzione…sarei felice che fosse così.
    è stato un meraviglioso fulmine a ciel sereno!
    ho scritto diari per molto tempo, da quando avevo 12 anni fino alla soglia dei 30 e per la maggior parte di questo tempo l’ho fatto quasi ogni giorno. credo che riprendere un viaggio dentro me stessa dopo quasi dieci anni farebbe rinascere un mondo immenso a cui attingere per sfidare la propria creatività interiore. è vero…guardarsi dentro, parlarsi a tu per tu, accresce il desiderio di comunicare qualcosa di sè – e non – per condividere a distanza (secondo me è la realtà che vive lo scrittore, chiunque sia) un immenso mondo di emozioni e di luoghi interiori. una ricchezza a volte inestimabile.

  • mauro
    il 8 gennaio 2014 alle 17:24 ha scritto:

    Cara Fabiola, ti ringrazio per le tue parole. Riprendendo il discorso del diario, molto spesso questa forma privata di espressione è il punto di partenza di ogni scrittore. Molto spesso resta un compagno silenzioso nella vita di molti, come nel caso di Lev Tolstoj, che ha continuato a scrivere nel suo diario personale per tutta la vita. Adesso, per noi e per gli studiosi di letteratura, questi scritti sono fonti primarie per la conoscenza di un autore, anche se non so se contribuiscono davvero a svelare il mistero della creatività. Probabilmente per Tolstoj il diario è stata un’inestimabile fonte di conforto e di chiarezza, oltre che un modo per tenersi sempre in esercizio. Forse noi possiamo riconoscerci proprio in queste necessità, e chissà: proprio queste potrebbero essere la nostra motivazione per riprendere un diario. L’importante è essere fermi ma non troppo severi con se stessi, ad esempio prendendo l’impegno di scrivere tutti i giorni, senza disperarsi così tanto fino a rinunciare, se proprio non ci si riesce.

 

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