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scrittura   /   Scrittura collettiva e specializzazione

(venerdì, 12 aprile 2013)

La scrittura collettiva è molto interessante come concetto, e in ambito di studio può essere davvero utile per sviluppare stile e consapevolezza dei propri mezzi compositivi. A volte mi chiedo quanto sia efficiente in ambiti più professionali. Non sto parlando naturalmente di una situazione in cui una persona scrive un testo, magari con una serie di input da parte di una seconda persona, e neanche una situazione (ancora più comune) in cui il medesimo testo viene poi riveduto e corretto da una terza persona. Sto parlando di un lavoro collettivo in cui ciascuno si prende cura di un aspetto specifico della stesura di un testo.

L’idea di scrittura collettiva e specializzazione è mediata dal lavoro collettivo che, ad esempio in Giappone, viene usata per i fumetti seriali. Per capire bene di cosa parlo è sufficiente leggere (e ve lo consiglio) “Uno zoo d’inverno” di Jiro Taniguchi. Taniguchi è un maestro del fumetto che personalmente trovo eccezionale sia in termini di esecuzione materiale che nelle fasi di scrittura e sceneggiatura vere e proprie. “Uno zoo d’inverno” è in larga parte basato sulle prime esperienze di Taniguchi nel campo del fumetto. Poiché ogni giorno dovevano essere realizzate una serie di tavole che avrebbero richiesto a un solo autore molti giorni di tempo, all’interno delle redazioni delle riviste  c’era un team di disegnatori estremamente specializzati che si dividevano i compiti per realizzare tavole complete a tempo di record. C’era un disegnatore capo, considerato un maestro, che dirigeva i lavori e si occupava in genere delle figure umane. Altri si occupavano dei paesaggi, e altri ancora avevano compiti molto più semplici, magari curavano i dettagli o si limitavano a riempire di nero gli spazi bianchi contrassegnati da un simbolo lasciato dal maestro. Naturalmente c’era chi disegnava i balloon e un letterista che scriveva all’interno di detti balloon. Nel fumetto citato l’alter ego di Taniguchi si trova a riempire di nero alcuni spazi, poi disegna alcune linee cinetiche e poi aggiunge una tempesta di neve. Molto delicata la nota in cui lo scrittore confessa che gli tremava il pennino per l’emozione.

Adesso veniamo alla scrittura collettiva. Questo stesso sistema potrebbe essere trasportato nel campo della scrittura di gruppo, regolamentando un metodo che è molto probabile che vada molto, ma molto male. Per esempio: uno scrittore “capo” potrebbe fare l’outline della storia. Ho messo “capo” tra virgolette perché comunque tutti dovrebbero essere coinvolti nel processo creativo e nessuno dovrebbe partecipare a un progetto in cui non crede. E’ abbastanza ovvio che una buona dose di compromesso sia necessaria in questa fase e ancora più necessaria è una buona dose di affiatamento all’interno del gruppo. Una volta fatto l’outline di quello che succede in ogni scena (si potrebbe iniziare per pratica con un racconto più o meno lungo) si potrebbe passare alla fase di scrittura vera e propria: A si occupa dei paesaggi e dell’arredamento di interni, B della descrizione dell’abbigliamento dei personaggi, C del loro aspetto fisico e della loro fisicità motoria, D si occupa dei dialoghi e magari E si occupa solo dei pensieri più intimi che attraversano la mente dei personaggi. Naturalmente può essere usato un numero molto inferiore di scrittori e le varie mansioni possono essere accumulate in un numero di mani inferiori. Alla fine lo scrittore “capo” avrebbe il compito (ingrato!) di rivedere il tutto e di dare uniformità allo scritto.

Non so se si possano scrivere veri e propri romanzi con questa tecnica, ma un esperimento sarebbe senz’altro interessante e produttivo.

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5 commenti

  • iocomunicatrice
    il 14 aprile 2013 alle 11:37 ha scritto:

    Facciamolo!

  • mauro
    il 14 aprile 2013 alle 16:00 ha scritto:

    Un tentativo si può fare… per quale ruolo ti sentiresti più portata?

  • Cristina
    il 17 aprile 2013 alle 8:26 ha scritto:

    mi piacerebbe far parte del tuo progetto!

  • Vittoria
    il 19 aprile 2013 alle 9:51 ha scritto:

    Mi farebbe piacere fare quest’esperimento. Essendo psicologa (con il vezzo di scrivere per puro piacere personale) non potrei che propormi per la descrizione dei pensieri più intimi che attraversano la mente dei personaggi.

  • mauro
    il 20 aprile 2013 alle 8:20 ha scritto:

    Ottimo! Vediamo se riusciamo a fare un piccolo numero per un primo esperimento!

 

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