(giovedì, 14 marzo 2013)
Che la pagina bianca sia la cosa che terrorizza di più uno scrittore è quasi un luogo comune. La verità è che ogni progetto di scrittura, dal racconto breve al romanzo più grande e ambizioso, è sempre un progetto grande, e le cose grandi fanno paura. Come lettori ci troviamo di fronte a prodotti finiti, di fronte a grandi libri perfetti sotto ogni punto di vista: equilibrati, tridimensionali e di grande respiro (non sempre eh!). Molto spesso dimentichiamo quello che c’è dietro, la fatica, le notti insonni, i ripensamenti e la grande quantità di materiale inutilizzato o buttato. Quando ci troviamo davanti a Guerra e pace di Tolstoj, ad esempio, abbiamo un’opera in più volumi con un grandissimo numero di personaggi. Quello che non vediamo è che Tolstoj ha impiegato dieci anni per portare a termine un progetto così monumentale e che alle spalle c’è un romanzo incompiuto: 1805.
Quindi quello che è potenzialmente paralizzante è pensare alla propria opera come un progetto completo, visualizzarlo già finito, magari con la copertina in pelle e la cucitura a mano (o equivalenti altrettanto kitsch). Sarebbe bello se una versione di noi venisse dal futuro a darci il nostro lavoro già completo ma, paradosso temporale a parte, non accadrà mai niente del genere, quindi tanto vale mettersi all’opera. Con quattro suggerimenti.
1) Fate un abbozzo di quello che volete realizzare. Se è un articolo, vi servirà ad avere un’idea chiara di dove volete andare a parare. Se è un racconto o un romanzo, vi renderà evidenti (e quindi già passibili di correzione) vuoti narrativi o piccole inconsistenze.
2) Cercate di scomporre il vostro lavoro il più possibile. Non sto parlando della semplice divisione in paragrafi o capitoli. Pensate ai personaggi, poi al contesto in cui si muovono (storico, sociale, economico, domestico… dipende da quello che vi serve) e poi ai luoghi fisici in cui i personaggi si muovono. Non è che dovete scrivere chissà che, basta anche solo una scheda di poche righe, che oltretutto vi servirà a tenere il conto di personaggi e nomi.
3) Non abbiate fretta. La scrittura è un po’ come la lievitazione del pane, ha bisogno dei suoi tempi. A volte sono più brevi a volte più lunghi, dipende dalle vostre esigenze, dal vostro modo di sentire e dalle scadenze (ahimè, ci sono anche quelle… ma le scadenze servono per ridursi all’ultimo, no?). Dovete imparare ad ascoltarvi e a capire quando avete bisogno di una pausa e quando questa pausa è una forma di insicurezza (che può portare a un blocco). E’ molto importante trovare il modo di scrivere qualcosa ogni giorno, anche solo 500 parole (che è un obiettivo molto ragionevole).
4) Mettetevi l’animo in pace: la prima stesura farà schifo. Lo diceva Hemingway della sua scrittura, quindi tenderei a fidarmi di questa valutazione. Questo vuol dire che è inutile provare a far lavorare creatore e revisore insieme. In questo articolo spiego il perché. Intanto scrivete. Ci penserete dopo.
Concludo con una frase di Anne Lamott sulla scrittura: “Il perfezionismo è la voce dell’opressore, del nemico del popolo. Ti manterrà per tutta la vita folle e pieno di crampi, ed è l’ostacolo principale tra te e una prima copia di merda. Il perfezionismo è la convinzione ossessiva che se corri con sufficiente attenzione, calpestando ogni sasso nel modo giusto, non morirai. La verità è che morirai comunque e che un sacco di gente che non si guarda i piedi sta andando molto meglio di te e si sta divertendo molto piu’ di te”.
2 commenti
RISPONDI
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il 14 marzo 2013 alle 10:54 ha scritto:
Altro utilissimo articolo.
I tuoi spunti sono sempre molto interessanti
il 14 marzo 2013 alle 11:21 ha scritto:
Grazie!