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scrittura   /   Ballard e il concetto di struttura narrativa

(venerdì, 4 maggio 2012)

Era un po’ di tempo che non mi capitava di leggere Ballard, in particolare l’ultimo Ballard, l’autore della cosiddetta quadrilogia della patologia umana, composta da Cocaine nights, Supercannes, Millennium People e Kingdom Come. Anche se in realtà le considerazioni generali possono essere applicate a tutti i volumi di questa miniserie (è lo stesso autore anglosassone a ritenerla un’unità narrativa), voglio fare riferimento proprio a Kingdom Come. Il protagonista di Kingdom Come, Richard Pearson, è un ex pubblicitario londinese. Suo padre viene ucciso da un cecchino all’interno di un centro commerciale affollato. Richard si reca dunque nella cittadina di residenza di suo padre, uno dei tanti sobborghi cresciuti intorno alla M25, l’autostrada che collega Londra all’aeroporto di Heathrow, e comincia a indagare. In realtà in questi romanzi Ballard usa il concetto di struttura per esprimere la sua idea di psicopatologia dell’uomo contemporaneo. A un’analisi esterna, si potrebbe quasi ipotizzare che questi libri non siano altro che lo stesso romanzo con opportune variazioni. Naturalmente non è così, sono romanzi diversi con temi diversi, ma l’ossatura è quasi identica.

Il richiamo dell’eroe

In Kingdom Come il protagonista viene attirato dalla morte del padre. In Cocaine Nights l’evento che porta l’eroe a Costa del Mar è l’arresto del fratello, che ha confessato un omicidio. In Millennium People la morte di un’ex moglie in seguito a un attentato terroristico porta uno psicologo a indagare. Super-Cannes da questo punto di vista è il più eccentrico rispetto agli altri romanzi, perché il personaggio principale viene chiamato in questa enclave riservata all’Elite del mondo (Eden-Olympia) perché a sua moglie viene offerto un lavoro. Anche in questo caso la violenza è dietro l’angolo. In tutti e quattro i casi gli eroi sono persone normali, forse più dotate di tempo e di curiosità di molte altre, ma comunque chiamate all’azione da un episodio “forte”.

Stranger in a strange land

L’eroe viene spostato dall’ambiente al quale è abituato: il richiamo dell’eroe comporta sempre un viaggio e la visita di una zona sconosciuta. Non si tratta di un “ignoto” puramente geografico: l’eroe affronta in realtà un panorama umano del tutto sconosciuto. Il procedimento è evidente. In questo modo l’autore può introdurre il lettore in un universo nuovo e sconosciuto attraverso gli occhi del protagonista. C’è qualcosa in questi romanzi della letteratura di viaggio dell’ottocento, anche se in questo caso non ci troviamo di fronte a un esotico di stampo orientale, ma di fronte a un esotico da sottobosco urbano e occidentale. L’idea di Ballard è che le molte accezioni del sogno britannico si siano trasformate in altrettanti incubi senza via di scampo.

Noia e violenza

E’ proprio in Kingdom Come che l’idea di contemporaneità di Ballard diventa evidente: i cittadini britannici sono così annoiati che farebbero qualunque cosa per provare ancora un emozione di un qualche tipo, di un qualsiasi tipo. In questo caso, il consumismo del Metro Centre, centro commerciale la cui sinistra cupola domina sulla campagna circostante, diventa rapidamente una nuova forma di fascismo. All’inizio la promessa di nuovi barbecue, frigoriferi e vacanze last minute in località esotiche è sufficiente. In seguito questa promessa diventa del tutto insufficiente: la violenza da stadio diventa sempre più organizzata e aggressiva nei confronti delle comunità straniere che popolano la zona. Indiani, est europei, asiatici e africani, nessuno viene risparmiato. Tutto in un’atmosfera di graduale normalità acquisita.

L’investigatore distratto

E’ il caso di dirlo: questi romanzi non sono “gialli” nel vero senso del termine. A un certo punto accade qualcosa di veramente curioso (in Kingdom Come è plateale), cioè l’eroe improvvisamente si “distrae”, rimane così affascinato dai meccanismi di questo nuovo mondo che ha appena scoperto da dimenticare la vera ragione per cui si trova lì. In altre parole resta così invischiato dai meccanismi autodistruttivi della società che ha appena scoperto da restarne affascinato suo malgrado. Si sa, se guardi nell’abisso, prima o poi l’abisso butta un occhio pure a te. La cosa interessante è che l’investigatore suppone sempre, all’inizio, che ci sia una cospirazione dietro all’evento oggetto della sua indagine. In realtà non è proprio così, non in senso letterale. Una cosa che si considera raramente e che c’è sempre qualcosa di rassicurante dietro alle cospirazioni. L’idea che dietro ai mali del mondo ci siano gli Illuminati, la famiglia Bilderberg o il diavolo è (paradossalmente) molto rassicurante, perché identificare una sola causa vuole dire poterle dare un nome, rendere comprensibile la minaccia e, cosa più importante, il mondo in cui viviamo. Ballard abbatte anche questa “zona di conforto”, la cospirazione c’è, ma è piuttosto una cospirazione “inconscia”. Per questo i suoi volumi sono così sinistri nelle implicazioni e nelle conseguenze.

Struttura

A questo punto il “giochino” è chiaro: un eroe viene portato all’azione da un evento violento. L’eroe si trova in una realtà che non conosce e suppone che dietro a quell’evento ci sia una cospirazione. L’eroe rimane sempre più invischiato dal mondo nuovo in cui si trova, un mondo per cui prova attrazione e repulsione al tempo stesso. In generale le cose non vanno proprio alla grande per l’eroe. Quello che davvero distingue i quattro romanzi è il tema: le nuove società per ricchi in cui il lavoro diventa vacanza e viceversa; il turismo come futile strumento di autoaffermazione; il consumismo come nuova frontiera fascista. In altre parole la quadrilogia è il canto del cigno di Ballard, un contenitore in cui ha inserito la sua fredda analisi della società attuale.

Conclusione

Si può imparare davvero molto da Ballard, anche come scrittori. Consiglio caldamente la lettura e la conoscenza della quadrilogia psicopatologica, possibilmente in lingua originale. L’inglese di Ballard è un inglese ricchissimo, pieno di arcaismi e di termini puramente “brit”, oltre che di metafore molto particolari. Meglio avere un buon dizionario a portata di mano.

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