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scrittura   /   Raccontare la propria vita un secondo alla volta

(giovedì, 10 gennaio 2013)

Qualche giorno fa una piccola applicazione per iOs dal nome “One second every day”  ha raggiunto il proprio obiettivo su Kickstarter, superandolo ampiamente. L’autore di questa applicazione, Cesar Kuriyama aveva infatti chiesto di sostenere la sua applicazione per una cifra complessiva di 20.000 dollari. L’offerta minima di un dollaro dava al sostenitore la garanzia di entrare già in possesso dell’applicazione (e questo non è sorprendente, visto che la maggior parte delle applicazioni dell’Apple Store sono in vendita per un dollaro). Questa idea ha generato una curiosità tale che, come nelle migliori storie di successo di Kickstarter, Cesar Kuriyama ha ottenuto un ammontare pari quasi a tre volte tanto la cifra richiesta (56.959 dollari).

Perché un applicazione di questo tipo ha ricevuto tanto interesse e – soprattutto – cosa c’entra con la scrittura?L’idea dietro a “One second every day” è molto semplice: l’applicazione permette di registrare ogni giorno un video di una durata qualsiasi (o può persino pescare i vari video dalla libreria contenuta in memoria); da questo video viene preso esattamente un secondo di filmato che poi viene montato con i secondi di tutti i giorni registrati. Il gioco a questo punto è chiaro: dopo neanche due mesi abbiamo già un filmato di un minuto scarso che racconta qualcosa di noi, della nostra vita, di ciascuna delle giornate che abbiamo passato in una sessantina di giorni. Non una semplice fotografia ogni 24 ore, ma 30 fotografie per ogni giorno (l’iPhone registra un video di 30 fotogrammi al secondo).

Quali sono le implicazioni di un video di questo genere? Cominciamo col dire che un video fatto di repentini cambiamenti di inquadratura al ritmo di un secondo molto difficilmente sarà un’opera d’arte. Aggiungo che molto difficilmente sarà di un qualche interesse per chiunque a parte per chi ha realizzato il video… o almeno così pensavo. Proviamo a vedere il video che ha realizzato l’autore dell’applicazione. Un anno della sua vita in sei minuti e dieci secondi.


C’è qualcosa di ipnotico in un video come questo, e a qualcuno forse è venuta la nausea dopo il primo minuto (o dopo i primi secondi). In primo luogo ci sono da notare due cose: la data sovrimpressa in basso a sinistra può aiutare molto e l’applicazione registra anche i giorni in cui l’autore si è dimenticato di filmare. Anche i giorni assenti sono a loro modo interessanti, perché probabilmente stanno a indicare che l’autore non aveva niente di interessante da condividere o da “dire” con l’occhio della telecamera. Già dopo un paio di minuti abbiamo un’idea abbastanza chiara di che tipo di persona sia Cesar, cosa ama fare, quali sono gli ambienti in cui si trova più spesso e queli sono le esperienze con cui si confronta più spesso. Molte volte da un solo secondo traspare una carica emotiva che trascende l’uso della parola e che arriva in profondità, proprio in quell’imprecisione di un’inquadratura presa al volo, quasi per caso. Dico quasi perché ogni secondo ha un suo significato, che forse non riassume il senso di una giornata, ma che racconta qualcosa, qualcosa di importante per Cesar.

Mentre per noi un video di questo tipo può essere un curiosità, se passiamo dal punto di vista di chi ha realizzato questo video, la questione diventa completamente differente. A quel punto un montaggio rapido come quello che vi ho proposto, se fosse il nostro montaggio, il montaggio di ciascuno di noi, diventerebbe uno strumento di introspezione impagabile. Non mi meraviglierei se qualcuno mi dicesse “la sola idea di vedere un anno della mia vita condensato in poco più di sei minuti mi fa tremare le gambe”. E’ normale. Ci vuole un coraggio incredibile per guardarsi in maniera così impietosa. Quanti sono i giorni in cui abbiamo combinato poco o nulla, o in cui avremmo potuto fare molto di più? Quanti sono i ricordi che vorremmo vedere svanire e su cui non vorremmo mai tornare, neanche con una pistola puntata alla testa? Oppure ancora, quanti sono i momenti belli che ci possono dare un dolce senso di nostalgia? Se immaginiamo una quantità simile di emozioni condensate in così poco tempo, c’è davvero da farsi girare la testa: il rischio di essere travolti da così tante emozioni è davvero notevole.

Eppure questa applicazione potrebbe essere uno strumento notevole per uno scrittore. Molto spesso nello scrivere storie pensiamo in termini di personaggi. Niente di più  sbagliato. Dovremmo pensare invece in termini di persone, piene di interessi, passioni, isiosincrasie, debolezze, contraddizioni e inconsistenze. Un video come questo può farcelo capire più di un saggio scientifico. E se fosse il nostro video? Forse ci potrebbe far capire qualcosa in più su noi stessi, un tesoro preziosissimo anche per i non scrittori.

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